Prologo di Giovanni

Pietro De Luigi on web

 

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Il prologo del vangelo di Giovanni in traduzione letterale (Pietro De Luigi, ottobre 2006)

 

 

1.     In principio era il logos,

                e il logos era con il dio,

                e dio era il logos.

2.     Egli era in principio con il dio.

3.     Tutte le cose mediante lui avvennero,

                e senza di lui avvenne niente.

4.     L'avvenuto | in lui vita era,

                e la vita era la luce degli uomini;

5.     e la luce nella tenebra splende,

                e la tenebra non l’ha compresa.

6.     Venne un uomo inviato da dio,

                il suo nome Giovanni;

7.     egli venne per testimoniare,

                per testimoniare la luce,

                perché tutti credessero mediante lui.

8.     Non era lui la luce,

                ma per testimoniare la luce.

9.     Era la luce la vera,

                quella che illumina ogni uomo,

                che veniva nel mondo.

10.   Nel mondo era,

                e il mondo mediante lui avvenne,

                e il mondo non lo conobbe.

11.   Nelle sue proprietà giunse,

                e i suoi non l’accolsero,

12.   a quanti però l’accolsero,

                diede loro potere di diventare figli di dio,

                ai credenti nel nome suo,

13.   che non da sangue né da volere di carne

                né da volere di uomo

                ma da dio sono nati.

14.   E il logos carne divenne

                e piantò la tenda in noi,

                e vedemmo la gloria sua,

                gloria come di unigenito di padre,

                pieno di grazia e verità.

15.   Giovanni lo testimonia

                e ha gridato dicendo:

                Lui era quello di cui dissi:

                Chi dopo di me giunge

                avanti mi è venuto,

                perché prima di me era.

16.   Perché dalla pienezza sua

                noi tutti abbiamo ricevuto

                e grazia sopra grazia;

17.   perché la legge mediante Mosè fu data,

                la grazia e la verità

                mediante Gesù Cristo avvennero.

18.   Dio nessuno lo vide mai;

                unigenito dio l'essente al seno del padre

                lui l’ha spiegato.

 

 

Tra gli estremi di una traduzione ad "equivalenza semantica", e una di "imitazione formale", questa versione del prologo giovanneo si situa chiaramente da quest'ultima parte, con la presunzione di poter guadagnare in tal modo un'intelligenza del testo anche superiore - e proprio dal punto di vista semantico - a quanto in genere non accada con versioni più “libere”. I significati, infatti, rimangono chiari, mentre un certo arcaismo, la disposizione e la concettualità tipica della lingua greca possono risvegliare i sensi intorpiditi del lettore anche avventizio. A costui può così capitare - purché minimamente avvertito di avere sotto gli occhi niente più che una traduzione letterale - di gustare la grande profondità e bellezza del testo sacro. Ho perciò cercato di lasciare la stessa cadenza dell'originale, conservando pure gli articoli (pros ton theon, verso o con il dio) e perlopiù la stessa posizione dei vocaboli all’interno della frase. In certi casi tutto ciò può apparire strano, ma l’intento è proprio quello di ridare l’originale come l’autore l’ha scritto, tanto da poter rinnovare quasi percettivamente, oggi, nella nostra lingua, la stessa ruminatio della Parola che poteva esser praticata da un monaco greco dei primi secoli, con le stesse ripetizioni, le stesse omofonie, le stesse cadenze, e soprattutto le stesse intensioni concettuali. Ne può nascere una lettura interessante anche per l'italiano parlato, giacché ritengo che vi si presti, solo che si abbia l'avvertenza di introdurre alcune virgole e di sottolineare certe parole al momento giusto (come per es. vita in: "L'avvenuto [ho gégonen] in lui vita era"). Ho limitato l'uso di vocaboli molto diversi per i derivati di uno stesso vocabolo originale, privilegiando l’uso di varianti dal suono e dal significato simile (si veda ad esempio la traduzione di gìgnomai con avvenire, venire o divenire). Nel versetto 18 ho voluto dare piena evidenza al trigramma OWN (quasi tecnico: "Colui che è" oppure "L'essente") che ha una forte connotazione metafisica, oltre che teologica, e ripropone la rivelazione biblica del nome di Dio secondo Esodo 3,14. Ho voluto lasciare anche il più letterale "al seno del padre" (piuttosto che l'usuale "nel seno del padre") che si presta ad interessanti approfondimenti dal punto di vista della teologia trinitaria.

 

Giovanni Scoto Eriugena - il genio irlandese artefice del recupero occidentale della tradizione "greca" - tra l'865 e l'870 ha scritto una bellissima Omelia sul prologo di Giovanni, testo di grande profondità che veramente consiglio a tutti. La curatrice dell'edizione italiana è Marta Cristiani, docente di storia della filosofia medievale all'Università di Siena. Nella sua "Introduzione" all'opera, a proposito del Vangelo di Giovanni scrive:

La produzione eriugeniana [...] nelle opere ultime, ricche di tutti gli apporti e di tutte le suggestioni di un 'viaggio in Oriente' compiuto attraverso la traduzione dei testi, sembra approdare alla forma più tradizionale del commentario scritturale. Ma l'oggetto dell'esegesi è il testo in cui le mediazioni più straordinarie fra ellenismo e giudaismo, fra eredità speculativa  e rivelazione sono state compiute, quel Vangelo di Giovanni, le cui risonanze sembrano rinviare alle origini stesse della civiltà mediterranea, in cui il linguaggio delle origini, la nozione di arché, e la nozione di logos, acquistano una definitiva sacralità.

(Giovanni Scoto, Omelia sul prologo di Giovanni, a cura di Marta Cristiani, Fondazione Lorenzo Valla / Arnoldo Mondandori Editore, p. XXXIV, grassetto mio)

 

Il testo greco: http://ntgateway.com/greek/

traslitterato: http://bibledbdata.org/onlinebibles/greek_translit/43_001.htm

 

Sul logos vedi anche il discorso di Benedetto XVI a Regensburg, Passato e verità, Fede teologale e vita eterna

 

 

 

 

 

 

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