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La musica scava il cielo

Charles Baudelaire, Diari intimi

 

    Trasumanar significar per verba

non si poria; però l'esemplo basti

a cui esperienza grazia serba.

    S'i' era sol di me quel che creasti

novellamente, amor che 'l ciel governi,

tu 'l sai, che col tuo lume mi levasti.

    Quando la rota che tu sempiterni

desiderato, a sé mi fece atteso
con l’armonia che temperi e discerni,

    parvemi tanto allor del cielo acceso
de la fiamma del sol, che pioggia o fiume

lago non fece alcun tanto disteso.

    La novità del suono e ’l grande lume
di lor cagion m’accesero un disio
mai non sentito di cotanto acume.

    Dante, Paradiso I, 70-84

     "Io sono amore angelico, che giro
l’alta letizia che spira del ventre
che fu albergo del nostro disiro;

    e girerommi, donna del ciel, mentre
che seguirai tuo figlio, e farai dia
più la spera suprema perché lì entre".

    Così la circulata melodia
si sigillava, e tutti li altri lumi
facean sonare il nome di Maria.

    Dante, Paradiso XXIII, 103-111

 

 

    Cum videamus elephantos, ursos, aliaque nonnulla genera bestiarum ad cantus moveri, avesque ipsas delectari suis vocibus (non enim nullo extra proposito commodo tam impense id agerent sine quadam libidine).

    Vediamo infatti elefanti, orsi e alcune specie di animali che si muovono secondo il canto e gli stessi uccelli che si dilettano delle proprie voci - non lo farebbero infatti con tanto impegno e disinteressatamente, se non provassero qualche piacere.

    Agostino, De musica, I 4,5

 

    Se si esaminano le fonti che ancor oggi ci consentono di acquisire alcune conoscenze sul significato originario della musica, si resta esterrefatti dinanzi all'unità o alla strettissima somiglianza delle idee che si sviluppano intorno a quei pensieri fondamentali. Sia se si consulatano i documenti delle antiche culture come se si interrogano i popoli ancor oggi viventi secondo culture litiche o metalliche, sempre si ritrovano le medesime concezioni. [...] Sembra quasi che le idee elementari si sprigionino da una fonte remotissima e comune, già nelle cosiddette culture primitive, per svilupparsi in seguito e costituire il traliccio di una filosofia simbolica, destinata a toccare il suo apice nelle tarde culture megalitiche ed a sopravvivere in parte, attraverso il mondo antico, fino a noi. [...]

    La frase biblica: "All'inizio fu la Parola", non è un prodotto della cultura avanzata, bensì appartiene al patrimonio concettuale più arcaico dell'umanità. [...] Il concetto di "Parola" rende però soltanto parzialmente il senso originario, perché qui si tratta di qualcosa che geneticamente precede qualsiasi forma determinata e ogni concetto logicamente fondato. Qui si tratta di qualcosa di primario e di sopraconcettuale, e, almeno per il pensiero logico, d'indefinibile e inconcepibile. Gli Egizi chiamavano questo elemento primario una "risata" o un "grido" del dio Thot. La tradizione vedica parla di un essere ancora immateriale che dalla quiete del non essere improvvisamente risuona, a poco a poco convertendosi in materia, e così diventa mondo creato. Anche Goethe dovette intuire qualcosa di questa priorità del suono allorché scrisse fra le sue massime. "La dignità dell'arte si svela nella musica in modo eminente, dato che essa non ha una materia con cui debba fare i conti". Anche Anandavardhana (secolo IX) nel suo Dhvanyâloka (un trattato indiano sull'intonazione della dizione poetica) formulò il pensiero che il puro suono ha un grado di essenza maggiore della parola detta. Per questo poeta filosofo il suono (dhvani) è l'anima della poesia. [...] Questo significato più profondo del suono, che può essere del tutto differente dal senso delle parole metaforiche, si impone solo a poco a poco alla nostra sensibilità. Solo dopo che la parola detta ha risuonato, incomincia, come l'eco di una campana, a vibrare.

    Ci si avvicina forse di più alla concezione originaria se invece dell'espressione troppo logicamente determinata "Parola" si usano i concetti meno circoscritti, più geniali, di "Grido", "Suono" o "Sillaba risuonante", che contengono la sostanza musicale primaria, ma sono anch'essi troppo delimitati. Solo nel corso della creazione, il cui processo ci si rappresenta come una delimitazione sempre maggiore e quindi come una materializzazione dei raggi del suono primordiale, i suoni acquistano un significato preciso e rappresentano, allineandosi l'uno all'altro, parole e frasi di contenuto chiaro e distinto e infine, nel corso del loro concretamento, cose tangibili.

    Marius Schneider, Il significato della musica, pp. 17-20, Rusconi

 

    La musica è anche una terapia. [...] Ogni creazione umana e tutto l'agire sono del resto un tentativo di curare la vita, di mitigarne le patologie, ben più numerose di quelle studiate nelle aule universitarie, di lenirne gli effetti e di sospenderne, per quanto possibile, il dolore. Non si pratica questa terapia, che è sublime e tragica, solo con balsami ed anestetici. A volte, ed è il caso dei linguaggi artistici, essa si esercita mediante quelle intuizioni della realtà che solo la poesia sa proiettare negli animi, portandovi pensieri più illuminanti sull'essere, l'amare e il morire. La musica poi, con la penetrante astrattezza dei suoni, opera nel segreto dell'individuo facendogli conoscere meglio, insieme agli incanti del mondo, con l'intensità del sentire estetico e della tensione etica implicita, anche il senso stesso dell'esistenza. Con ciò appare subito vago e ingenuo l'atteggiamento di coloro i quali credono che la musica sia un linguaggio solo da "capire". In realtà accade che noi, e l'osservazione psicologica ce ne fa certi, mentre elaboriamo i processi conoscitivi, razionali della musica, ci sentiamo capiti da essa: porsi in sintonia e in sincronia con una grande pagina della letteratura musicale significa accorgersi che le zone oscure dell'animo ci vengono improvvisamente schiarite, lasciandoci conoscere o riconoscere una voce che in un certo qual modo attendeva di essere fatta vibrare in noi. L'ascolto diviene così, con questa particolare esperienza conoscitiva, una Erlebnis nella pienezza di sensazioni e sentimenti estetici, un piacere profondo e totalizzante.

    Mario Delli Ponti, Il terzo orecchio, musica e psiche, pp. 7-8, Centro Scientifico Torinese

 

 

 

 

 

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