Cip e Ciop

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Cip e Ciop, la storia di due bambini

fiaba per pianoforte e voce recitante

 

Riporto qui la prefazione della fiaba per pianoforte e voce recitante, Cip e Ciop, la storia di due bambini. Le illustrazioni riportate sotto sono state appositamente disegnate per la fiaba da mia sorella Paola De Luigi, pittrice. Mentre questa fiaba è dedicata a mia figlia Clara, La storia di Esopo, altro lavoro per bambini, è dedicato a mio figlio Alberto. Qui anche il link a una breve scheda sui contenuti pedagogici di Cip e Ciop.

 

Prefazione

Ho inventato questa fiaba insieme a mia figlia Clara, quando aveva tre anni e mezzo. Mi chiese di sedere con lei sui gradini di una scala, in casa di amici. Eravamo appartati, nella semioscurità, mentre la mamma in soggiorno si occupava di Alberto (l'altro mio figlio più piccolo) nel chiacchiericcio generale. Clara volle che le raccontassi una fiaba. I personaggi dovevano essere due bambini, un maschio e una femmina, e i loro nomi dovevano essere Cip e Ciop. Mia figlia ha discrete doti introspettive e il suo gusto per le situazioni psicologicamente complesse mi ha sempre stimolato, suscitando in me il desiderio di stuzzicarla a mia volta.

Devo quindi a lei se la fiaba è venuta così. Nei bambini di quell'età l'intelligenza si fa via via più rappresentativa, con un maggiore controllo di processi e immagini mentali, aprendo orizzonti illimitati all'applicazione del pensiero. Non solo: il pensiero stesso, l'immaginazione, come movimento ininterrotto della psiche, può venire a coscienza, distinguersi dalla parola e farsi consapevole della propria ricchezza. Il bimbo ne può scoprire l'esistenza, il concetto, e iniziare a svilupparlo. Il pensiero è una realtà affascinante, senza dubbio per noi importantissima insieme agli affetti, alla sensazione e al sentimento. Il pensiero è realtà. Non è mai troppo presto per prendervi confidenza, perché nel e per mezzo del pensiero viviamo, agiamo, soffriamo e gioiamo. Esso ci accompagna per tutta la vita.

La storia segue una tappa del processo di individuazione di una bimba, e, chi lo volesse, vi può trovare un retroterra simbolico con ascendenze alchimistiche. Lo spunto per scriverla mi è venuto sempre da Clara (che ora ha sei anni) nel contesto di un'iniziativa scolastica che ha impegnato genitori e bambini a razionare la televisione serale per fare dei lavoretti da presentare ad una mostra. Nella classe di Clara ha avuto molto successo. Per questo, dopo averla scritta, pensando ai miei allievi l'ho anche musicata. E' divenuta una fiaba per pianoforte e voce recitante: un lavoro musicalmente semplicissimo, pensato allo scopo di contribuire alla didattica dei primi anni del corso di pianoforte. Mi piace l'idea che dei bambini o dei ragazzi possano cimentarsi in una collaborazione artistica nel tentativo di realizzarla. La nostra didattica non prevede quasi mai l'integrazione di valori che invece nella comune fruizione estetica (per es. il film), risultano spesso associati. Qui esecutore e lettore devono aspettarsi, calibrare pause e colori, intervenire appropriatamente secondo il clima espressivo, ecc. Ciò può motivare un'esecuzione più precisa e approfondita oltre che essere di stimolo allo sviluppo della sensibilità musicale, letteraria e artistica.

Secondo un aforisma di A. Schopenhauer “la musica, in generale, è la melodia, il testo della quale è il mondo”. Penso che anche i bambini possano a loro modo comprendere quanto di vero è racchiuso in queste parole.

Pietro De Luigi

Illustrazioni di Paola De Luigi

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Due bambini si perdono nel bosco. Di qui un’incalzante avventura iniziatica nella sotterranea dimora di esseri dalla natura portentosa.

Dobbiamo arrischiarci a credere a qualcosa di simile a queste fiabe, perché il rischio è bello... Così faremo l’incantesimo a noi stessi, come ai bambini, e questo potrebbe salvarci...

PLATONE

 

Ma le fiabe sono vere?

Scrive C. G. Jung: “E che cosa è la realtà, se non è una realtà in noi stessi, un esse in anima?” Ancora: “E’ mia ferma convinzione che l’immaginazione creativa sia l’unico fenomeno primordiale che ci sia accessibile, il vero humus della psiche, l’unica realtà immediata. Perciò parlo di esse in anima, l’unica forma di esistenza di cui possiamo avere esperienza diretta.”

Ai bambini spesso dico: - Sai che questa storia è vera? - Vera vera? - Certo! Perché c’è sempre un posto dove le storie sono vere. E questo posto si chiama fantasia o immaginazione. Ma secondo te è vera la fantasia? - Noo! - mi rispondono. - E invece sì! Infatti se ci guardiamo intorno sono poche le cose che non vengono dalla fantasia di qualcuno (dalle sedie ai pianoforti agli aeroplani...). Non solo gli artefatti però, ma anche alberi, erba, montagne, modi di essere, forme e qualità sono prodotti di fantasia, di un’immaginazione naturale che, dal Big Bang alla cellula, dai dinosauri al microchip, ha partorito anche noi. Vero no?

Pietro De Luigi

 

Scheda sui contenuti di Cip e Ciop

 

 

 

 

 

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